Convegno A.G.A.F. del 10 settembre 2019 - Centenario dell'Impresa di Fiume di Gabriele D'Annunzio, Aurum Pescara
Arte e Ardimento nella grafia di Gabriele d’Annunzio.
di Maurizio Biondi - Presidente A.G.A.F.
Buon pomeriggio e grazie di cuore per la vostra partecipazione e attenzione. Abbiamo visto come l’impresa di Fiume rappresenti, in estrema sintesi, per Gabriele d’Annunzio, un’utopia durata 16 mesi. Egli coltivò anche un’altra utopia, quella di fare della sua stessa vita un’opera d’arte. Forse l’approssimazione più vicina tra questo tentativo, che definirei sovraumano e la sua realizzazione possiamo individuarla nella scrittura del poeta.
Effettueremo una ricognizione grafologica sulla grafia di d'Annunzio, emblematica della valenza simbolica e gestuale della scrittura manuale, concentrando la nostra attenzione su due aspetti significativi e controversi della vita e della personalità del poeta: l'arte e l'ardimento. La valenza simbolica in d’Annunzio si esprime inchiostrando il foglio, con il suo pennino a punta quadra, così come un pittore inciderebbe con acido e bulino una lastra di rame per realizzare un’ acquaforte. Non a caso la sua grafia è stata definita, utilizzando un termine tratto dalla storia dell’arte, “scultorea” (E. Manetti, Mussolini e il suo doppio I diari svelati, 2012, Pioda Editore, pag. 39).
Occorre precisare come, quelle esposte, saranno, essenzialmente, le risultanze di un approfondito esame, condotto utilizzando il metodo ideato dal padre della grafologia italiana Girolamo Moretti. Andiamo quindi a vedere quali sono i segni grafologici riconducibili alla grafia di d'Annunzio e quali i significati conseguenti, riguardanti il temperamento e l'intelligenza, tenendo conto di un concetto fondamentale della scienza grafologica: lo studio di un singolo segno o della somma dei vari segni non producono alcun risultato attendibile. È soltanto la combinazione dei segni e quindi lo studio del relativo contesto grafico a consentire una corretta analisi della personalità. Come affermava il capostipite della grafologia francese Crepieux Jamin: "Non è una singola nota che da' una melodia, ma una combinazione di note".
La grafia di Gabriele d'Annunzio è: chiara, elegante, fluida e scattante, diseguale metodicamente, dritta, ardita e sostenuta da una pressione nutrita (segue la descrizione di ogni singolo segno, con l'attribuzione dei relativi significati grafologici e la combinazione tra gli stessi). L’analisi complessiva ci consegna la figura di un’ artista a tutto tondo, dotato di un sofisticato senso della bellezza. Un uomo la cui consapevolezza artistica è totale.
Una consapevolezza che giunge da lontano come evidenziato dalla particolare costruzione della sottolineatura o paraffa presente nella firma del giovane poeta. Seguendo le indicazioni di Max Pulver, il grafologo svizzero che ha introdotto la psicanalisi nella grafologia, vediamo la paraffa immergersi, come un' antenna, nel grande mare dell'anima dell'artista a scandargliarne l'inconscio. L'approfondimento dedicato alla natura dell'arte dannunziana evidenzia la sua chiara visione interiore, frutto di una precoce capacità introspettiva. È questo il dono che contribuisce a fare di Gabriele d'Annunzio un' artista di valore assoluto, in grado di riconoscere e produrre bellezza dalla verità insita nell'essere umano. Nonostante una certa critica letteraria abbia cercato di archiviarlo come un poeta impressionista, pronto a cogliere ogni sollecitazione sensoriale e quindi dotato di una parola povera di interiorità (cfr. S. Guglielmino, Guida al Novecento, Milano 1971, Edizioni Principato, pag. 57).
Il focus dedicato all'ardimento ci consegna una qualità propria del temperamento dannunziano: il coraggio. La prorompente energia vitale di cui è dotato, disciplinata da una coerenza interiore che gli ha permesso di essere uno dei pochi intellettuali in grado di passare dalle parole ai fatti, costituisce la qualità del d'Annunzio valoroso combattente nella Grande Guerra. Nonostante il giudizio crociano che limita il suo contributo al conflitto ad un "semplice sfogo oratorio senza contenuto di etica sincerità" (G. Cristini, D’Annunzio e Croce “Pari nella diversità”, Chieti 1979, Solfanelli Editore, pag. 78).
Ultimo, ma non ultimo in termini di importanza, elemento da esaminare è la firma del d’Annunzio adulto: enorme, sottolineata, sintesi efficace delle caratteristiche riferibili all’artista e indice del suo enorme Ego. Arte e ardimento costituiscono i connotati dell' ultima interpretazione dannunziana nel grande teatro della vita: il Comandante fiumano. L'originale figura politica in grado di prendere e tenere avvinta a se una città con il solo potere della parola. Come si vede, la grafologia è in grado, attraverso lo studio della personalità condotto sui protagonisti della storia dell'umanità, di fornire un valido contributo alla storiografia nella costante opera di approssimazione alla verità.
Cosa rimane quindi di Gabriele d'Annunzio? Certamente la sua opera poetica, che lo ha reso immortale, ma anche la sua grafia: così viva ed espressiva, quasi che il Poeta sia presente, oggi, tra noi. Grazie.